LA DESIGNER PIU' COOL? MADRE NATURA

1 secondo ago

Aprile 2021

Marina Spadafora

Mini guida alle fibre vegetali e animali: forti, piacevoli sul corpo, non inquinanti. Dall’alpaca alla viscosa, pelle (provocatoriamente) inclusa: perché sprecarla?

Come possiamo contribuire a risolvere la crisi climatica? Ogni azione aiuta, anche scegliere gli abiti facendo attenzione ai materiali con cui so no realizzati è un passo in più. Quando si parla di abbigliamento esistono due tipi di fibre: naturali e sintetiche. Le naturali, come suggerisce la parola, derivano da fonti vegetali o animali e sono rinnovabili e circolari. Le sintetiche derivano dal petrolio e rimangono nell’ambiente per sempre.

Quindi? Facciamo attenzione a cosa contengono i nostri vestiti. Impariamo a guardare l’etichetta come la guardiamo su una confezione di cibo o di una crema. Quando optiamo per un capo che è 100% naturale le probabilità che un giorno, alla fine del suo ciclo di vita, possa essere riciclato, o addirittura compostato, sono alte. Se poi il capo è 100% di una fibra, meglio ancora. Il sintetico invece a fine vita finisce in discarica e se resta a marcire sotto il sole crea gas metano, peggiore della CO2, mentre quando piove le sue microfibre e coloranti tossici penetrano nelle falde acquifere inquinandole. La scelta dovrebbe essere ovvia. Vediamo cosa ci regala il mondo vegetale.

Cotone: fresco, leggero, la fibra naturale più usata al mondo. Ha un prezzo per l’ambiente in utilizzo sconsiderato di acqua, pesticidi e fertilizzanti. La risposta è il cotone biologico, perché richiede meno acqua, zero agenti chimici, salva guarda il terreno ed è gentile sulla pelle.

Lino: forse la fibra più antica usata dall’uomo per tessere (si sono trovati brandelli di tessuto vecchi 10 mila anni). Richiede meno acqua del cotone, crea tessuti leggeri e resistenti, morbidi e freschi.

Canapa: pianta meravigliosa che ha bisogno di poca acqua e resiste agli insetti. Dichiarata fuorilegge dal presidente Reagan nella “war on drugs” che la confondeva con la marijuana. Un errore solo recentemente ratificato: oltretutto la canapa veniva usata per le divise e le lenzuola dei nostri militari, provando una straordinaria forza e capacità di migliorare nel tempo diventando più lucente e morbida.

Alpaca: la lana viene dalle alpache che vivono libere sugli altopiani delle Ande e due volte all’anno vengono radunate e tosate. Questa fi bra ha qualità meravigliose: è vuota dentro e trattiene il calore ma è anche leggera. E in più le alpache mangiano l’erba tagliandola con i denti, ma lasciando le radici, mentre le pecore strappano erba e radici, causando erosione e problemi alle pendici dove pascolano.

Viscosa, bambù, mais, soia, eucalipto, arance: non è un’insalata, ma un insieme di materiali da limeri che diventano filati. Alcuni necessitano di sostanze chimiche meno dannose per l’ambiente, tra questi il migliore è il tencel estratto dalla polpa di legno di foreste che vengono ripiantate.

Pelle: ma come la pelle? Abbiamo ucciso animali per ottenerli! Vero, ma fino a che l’umanità non si converte al vegetarianesimo sarà così, quindi meglio onorare la vita di quelle creature utilizzando ogni parte del loro corpo come facevano gli indiani d’America con i bufali che consideravano sacri.

NATURAL FASHION
a cura di
MARINA SPADAFORA Stilista e attivista green, è coordinatrice per l’Italia di Fashion Revolution, movimento che si batte per una moda equa e sostenibile